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Live Report SOMMARIO

DON AIREY, Santomato (Pt), 27/10/15 – On stage il leggendario tastierista dei Deep Purple!

SANTOMATO (Pt), 27/10/15 – Ci sono alcuni eventi nella vita, pochi, ai quali è quasi impossibile poter rinunciare: uno di questi è stato appunto il concerto di Don Airey a Santomato in data 16 Ottobre 2015, nei pressi del capoluogo toscano, unica data italiana ed europea, prima del suo imminente tour con i Deep Purple, che toccherà il nostro Paese per ben tre date tra fine ottobre e i primi di novembre (il 31 a Milano,il 5 a Firenze e il 6 a Roma). Un artista come lui non ha di certo bisogno di presentazioni, vista la sua prolifica carriera e le collaborazioni con artisti e band di livello internazionale da più di 40 anni: dai Colosseum II, ai Black Sabbath, agli anni d´oro con i Rainbow di Ritchie Blackmore, a Gary Moore e Ozzy Osbourne, passando per Michael Schenker e i Jethro Tull, i Judas Priest e moltissimi altri ancora! Un´occasione irripetibile quindi per conoscerlo di persona e apprezzarlo a pochi metri di distanza, insieme ad una band composta da musicisti italiani di alto livello tecnico ed esperienza.

THE BLACK SHEEP
Ad aprire una serata di alto profilo come questa, ci pensa il trio capitanato dal lungocrinito Simone Galassi (voce e chitarra), che ci propone un set incentrato su alcuni classici senza tempo del rock-blues anni ´60-´70, ma sempre attuali e assai apprezzati dal numeroso pubblico che sta iniziando a riempire l´intera sala: si parte con un classico di Cochran, nella celebre versione resa nota dagli The Who, “Summertime Blues”, in grado subito di scaldare i presenti, soprattutto per la bravura della band nel reinterpretare il brano. Dopo questa ottima partenza, si passa ad un classico come “Foxy Lady”, del celebre Hendrix, che, seppur su tempi più sincopati, riesce benissimo a suscitare profonde emozioni tra i giovani e i meno giovani: oltre al lavoro encomiabile della chitarra, superlativa è la prova sia di Manuel Roli (basso) che di Giorgio Nonnato (batteria), entrambi eccellenti musicisti. Si passa poi ad un´altra pietra miliare del genere, “Laundromat” di Rory Gallagher, eseguita il più possibile vicina all´originale, grazie soprattutto all´estro del terzetto emiliano: il ritmo incalzante è sostenuto dal battere delle mani degli spettatori, quasi rapiti dalla verve sprigionata dal gruppo! Il breve, ma intenso, set si conclude con altri due brani conosciutissimi dello straordinario chitarrista afroamericano: “Fire”, che riesce appunto con la sua energia ad infervorare le prime file, e la conclusiva “Voodoo Chile”, con una intro tra le più note della storia del rock, dove la prova di Galassi è nuovamente superlativa, sia nel cantato che nell´esecuzione di soli di pregiata fattura. Veramente positiva quindi la prova di questi tre ragazzi che, sebbene non abbiano proposto alcun loro brano inedito, sono riusciti bril-lantemente a catapultare il pubblico negli anni d´oro del genere, riscuotendo alla fine nu-merosissimi applausi più che meritati!

The Black Sheep setlist:

“Summertime Blues” (Eddie Cochran cover)
“Foxy Lady” (Jimi Hendrix cover)
“Laundromat” (Rory Gallagher cover)
“Fire” (Jimi Hendrix cover)
“Voodoo Chile” (Jimi Hendrix cover)

DON AIREY + RANFA BAND
E dopo l´apprezzata esibizione del combo di apertura, ecco terminata la spasmodica attesa per l´ospite dell´evento: fanno il loro ingresso prima i musicisti che lo accompagneranno in questa avventura a ritroso nel tempo, per ripercorrere tutte le tappe principali della storia del rock duro, di cui Airey è stato tra i principali protagonisti. La gente è letteralmente in estasi quando fa il suo ingresso in scena il tastierista di fama mondiale: e subito si parte con la veloce “Spotlight Kid”, dal repertorio Rainbow del periodo Joe Lynn Turner, dove tutti i componenti ci danno un assaggio delle notevoli capacità tecniche e interpretative!

Neanche il tempo di riprendersi ed è subito la volta di “All Night Long”, hit dell´era Rainbow con Graham Bonnet alla voce: anche qui l´interpretazione soprattutto del frontman, Andrea Ranfa, è a dir poco superlativa, riuscendo a riproporre una versione molto verosimile a quella di Blackmore & co. ma con una personalità e un carisma inusuali. Dopo un inizio cosi scoppiettante ecco la volta del primo lento della serata: “Here I Go Again”, dal repertorio del Serpente Bianco, con cui Don ha suonato, soprattutto come turnista, che con le sue melodie tristi e felici allo stesso tempo riesce a penetrare dentro i cuori di tutti quanti. Il celebre artista di Sunderland riesce a districarsi benissimo sia con l´hammond che con i sintetizzatori, sia in duetti da capogiro con l´ispirato Claudio Cinquegrana (chitarra, attuale membro degli UT New Trolls), che in tappeti sinfonici e in arrangiamenti di grandissima classe.

E in brani come la zeppeliniana “Trampled Under Foot” o “Still Got The Blues” del compianto Gary Moore, possiamo apprezzare tutta la bravura dei musicisti presenti, che riescono in modo sublime a non far rimpiangere gli interpreti originali: molto gradita anche l´esibizione di Michele Baccarini (cori) e Francesco Fagiani (chitarra), membri dei Blue Jade, in veste di ospiti questa sera, che offrono un notevole contributo in termini di qualità e perizia strumentistica alla buona riuscita di pezzi storici come quelli sopra citati. Ma arriviamo ora al piatto forte della serata: “Difficult To Cure” dei Rainbow, una sorta di reinterpretazione in chiave rock della nona sinfonia di Beethoven, che scherzosamente Airey ci ricorda essere “difficile da suonare” (“Difficult To Play” n. d. r.). L´elegante strumentale viene eseguita nel miglior modo possibile da tutti: ai soli neoclassici, sempre precisi e arrembanti del buon Don, fa eco una prestazione sopra le righe da parte della sezione ritmica composta da Alessio Vitali (basso) e da Roberto sabbi (batteria), oltre agli arrangiamenti di pregevole fattura da parte di Cinquegrana alla sei corde.

Terminato questo intermezzo sinfonico, passiamo ad un´altra pietra miliare della carriera del tastierista britannico, nonché della storia della musica in generale: l´intro di organo di “Mr. Crowley” viene accolto con applausi scroscianti da parte di tutti i presenti, e l´esecuzione risulta ancora una volta magistrale, nonostante la difficoltà nel rendere al meglio un brano come questo. Ed ecco finalmente la volta di alcuni classici dei Deep Purple, che risultano quasi una sorta di tributo ad uno dei loro principali compositori, Jon Lord, ex storico membro della band, di cui lo stesso Airey è stato un grande amico nonché un fido discepolo: l´improvvisazione iniziale di “Child In Time”, la cui esecuzione vede ancora una prova sublime del poliedrico Ranfa, che ci dimostra nuovamente tutta la sua perizia nel reinterpretare voci tra loro assai diverse (da Ozzy, a Dio, a Gillan, ecc.), sempre però con un tocco di sana personalità.

A seguire la celeberrima “Highway Star”, che riceve un´ovazione generale, e che, insieme alla successiva “Perfect Stranger”, viene cantata all´unisono da tutta l´audience, letteralmente impazzita da questa strabiliante esibizione che difficilmente dimenticheremo! Il brano di chiusura è affidato alla inaspettata “Lost In Hollywood”, altra hit targata Blackmore & Bonnet, che riscuote un´enorme successo per tutta l´energia espressa nel riproporla: l´artista anglosassone viene letteralmente sommerso di complimenti e di applausi meritatissimi, dopo una performance di questo livello. Giusto il tempo di rifiatare ed eccolo ritornare sul palco, per concedere il bis: brevi ringraziamenti di circostanza ed è subito una danza scatenata sotto le note di “Gimme Some Lovin´”, prima della quale lo stesso “maestro” invita tutti gli spettatori ad avvicinarsi a lui. Sostenuto dal pubblico incessantemente, il nostro beniamino lascia ampio spazio ad alcune improvvisazioni nel medley centrale in cui accenna anche a “Dazed And Confused” (nella reinterpretazione dei Led Zeppelin) per concludere questo spettacolo da brividi con “Black Night”, in grado di fare alzare anche i più pigri delle proprie sedute.

Don Airey + Ranfa Band setlist:

“Spotlight Kid” (Rainbow Cover)
“All Night Long” (Rainbow Cover)
“Here I Go Again” (Whitesnake Cover)
“Resurrection” (Brian May Cover)
“Trampled Under Foot” (Led Zeppelin Cover)
“Grace”
“Still Got The Blues” (Gary Moore Cover)
“Difficult To Cure” (Rainbow Cover)
“Mr. Crowley” (Ozzy Osbourne Cover)
“Child In Time” (Deep Purple Cover)
“Highway Star” (Deep Purple Cover)
“Perfect Stranger” (Deep Purple Cover)
“Lost In Hollywood” (Rainbow Cover)
“Gimme Some Lovin´” (Spencer Davis Group Cover)
“Black Night” (Deep Purple Cover)

Un evento unico nel vero senso del termine questo concerto che ha visto esibirsi sul palco uno di quegli artisti che forse più di altri ha dato un contributo fondamentale a tutto il mondo dell´hard´n´heavy, in oltre quattro decadi di straordinaria e prolifica carriera: nonostante la sua importanza, anche a fine concerto Airey si è dimostrato essere una persona disponibilissima con tutti i suoi numerosissimi fan, accorsi per la serata anche da fuori regione per assistere allo show di questo straordinario tastierista, concedendosi volentieri per autografi e foto. E´ doveroso quindi ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo spettacolo indimenticabile: il Santomato Live, che si è dimostrato essere un locale perfetto ad ospitare manifestazioni di questo genere, il suo direttore artistico, Tony De Angelis, che ha reso possibile tutto ciò con tanta passione e coraggio, ed infine tutti i musicisti e i tecnici di sala che hanno contribuito alla realizzazione e alla buona riuscita complessiva.

Fonte: Testo e foto di Raffaele Pontrandolfi – Video by Marcello Dubla

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