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Live Report SOMMARIO

METALFORCE FEST, Roma, 02/11/19 – Il resoconto della prima edizione con Domine e RIOT V!

Il primo Sabato di questo Novembre 2019 non poteva cominciare meglio! Cielo plumbeo, temperature in lieve calo e la voglia anzi la consapevolezza che da lì a poco quella che è la nostra musica preferita avrebbe preso corpo e forma nella prima edizione del METALFORCE FEST. Una edizione che ha del clamoroso, infatti le band presenti nel bill sono ben 5; dall’underground arrivano tre bei cavalli di razza che rispondono al nome di Red Riot, Whisperz Soul Of Steel, che grazie ai loro proiettili sonori renderanno le assi del palco del Traffic Live di Roma, bollenti e incandescenti. A completare questa metallica infernalità Sonora, seguiranno gli epici Domine, e per concludere in bellezza, la deflagrazione finale, che sarà accompagnata dagli innumerevoli boati del pubblico che risuoneranno per tutta la serata, avverrà ad opera dei Riot V. Presentazioni e altri orpelli a questo punto sono superflui, quindi passiamo al racconto nudo e crudo di questo succulento e metallico festival.
Si ringrazia la redazione di Metalforce per la gentile concessione del materiale fotografico a firma dell’amico Stefano Panaro, che ringraziamo nuovamente!

Red Riot
Prima dell’inizio delle danze, chiedo ai ragazzi che genere ci dovevamo aspettare, e loro hanno risposto street metal. Ci scagliano addosso dei pezzi in pieno 80’s style, nei quali faceva capolino anche molto sleaze, la partenza è fulminea, veloce e intrisa di quella classica vena hard metal che non guasta mai, il basso essenziale e roccioso di Lexy ci balla nel petto e aiuta le nostre cervicali a fare su e giù. Introduzioni e cori ruffiani si contendono i favori del pubblico che ricambia con applausi e cantando con lor; tra le tante ispirazioni presenti nella miscela del combo salernitano ci sono sicuramente i Guns ‘N’ Roses, e a questa miscela aggiungono se stessi, risultando energetici e diretti. Anche il loro impatto scenico è veramente molto azzeccato e accattivante, un plauso particolare va alla voce di Fred che alterna classico e moderno con tanto di growl che hanno contribuito a cambiarci pettinatura. Le prime due veraci e infuocate cavalcate che si sono susseguite rispondono al nome di “H.I.P.S.T.E.R.” e “Rise Or Fall”. Il tempo è tiranno ma loro non se ne curano affatto, e visto il titolo, ci sparano in viso “Bang Your Head” che va veloce come un proiettile, e ci lascia senza fiato. Hanno voglia ed energia da vendere e si vede, il brano è un mid tempo tosto e senza fronzoli dove il profumo dello street è fortissimo le ritmiche sono belle quadrate, gran bel lavoro di Scar ai tamburi, e anche gli assoli delle due asce di Max e JJ sono semplici, puliti e dediti alla causa. Si corre sempre di più e si arriva verso il traguardo finale, ma questa corsa viene accompagnata dagli ultimi due brani; il primo “Blow Till You Drop” parte con atmosfere un po’ cupe e acide, la voce si alterna tra momenti clean e parti più vigorose, ma tutto sempre in pieno stile Red Riot per finire con un up tempo che ci scrolla le teste. Chi vuole può gustarsi il pezzo guardando il video su youtube. Il secondo degli ultimi due brani che va chiudere la performance di questa band è “Who We Are”, dove ormai l’interazione con noi sotto palco è totale, grazie anche ad un sound che ha una impronta di fine anni 80 che farebbe muovere la testa a chiunque. Poco tempo ma ben speso da questo combo. Rabbiosi, ruffiani, irriverenti, tamarri quanto basta, ma anche solidi e coesi sul palco dove anche i loro movimenti mettono in luce un forte affiatamento umano e musicale, dimostrando a tutti di essere una realtà validissima. Avanti così ragazzacci e rock’n’roll for ever!


Red Riot lineup:

Fred Riot – Voce
Max Power – Chitarra
JJ Riot – Chitarra
Lexy Riot – Basso
Scar – Batteria

Red Riot setlist:

“H.I.P.S.T.E.R.”
“Rise Or Fall”
“Bang Your Head”
“Blow Till You Drop”
“Who We Are”


Whisperz
Il palco dopo aver avuto degli istanti di pausa per il cambio strumenti, viene calpestato da altri cinque ragazzi che ci mettono un attimo ad arroventarlo di nuovo. I Whisperz giocano in casa, ma questa non è assolutamente una attenuante, anzi trasmettono se stessi attraverso la loro musica con la loro vivida ed intensa energia. Thash + heavy, e si corre a perdifiato, quindi niente di meglio per presentare “The Cage” un brano assolutamente tosto che impatta sul pubblico e mette in mostra un gran bel muro sonoro. Molto bello il solo di chitarra estremamente tagliente e metallico. Flavio stasera è protagonista più che mai, e grazie alla sua ugola ci racconta di una altra bordata metallica che risponde al nome di “Malicious Intent”. Siamo al limite con il thrash, vengono macinati riff su riff, pesanti come pietre per la gioia delle nostre orecchie e delle mani che applaudono senza farsi attendere. E ora regalo, regalo, regalo. Si perchè i ragazzi ci vanno a suonare “Underdog’s Revenge” brano che sarà presente sul loro nuovo disco che uscirà a breve. Si lotta per i propri sogni sempre e comunque senza arrendersi mai, l’intro melodico ci ricorda un metal thash tra fine 80 e inizi 90, ma poi via di forza con molti rimandi agli Overkill, il pezzo è molto ben articolato nelle alternanze tra parti strumentali e cantate. Cosa ci aspetta nel finale di scaletta da parte dei Whisperz? “Mr. Nothing” e “Bloody Eyes”. Con questi ultimi due pezzi si alzano sempre di più i giri del motore; melodia e potenza ben combinate, sono un gran bel pugno nello stomaco con Enrico e Marco ritmicamente ineccepibili e costanti. Insomma si finisce da dove si era partiti, con Leonardo e Massimiliano che mettono a ferro e fuoco le loro chitarre pur di regalarci, con i loro riff, l’essenza stessa della band che bene ha imparato, fatto sue e personalizzato le lezioni della vecchia scuola metallica. Negli ultimo istanti ci tritano con fantastico up tempo dove ancora una volta si erge a protagonista l’ugola del buon Flavio che, in splendida forma, durante tutta la serata ha saputo essere cangiante, forte e suadente. Che dire ancora?…Cari Whisperz attendiamo il disco nuovo!


Whisperz lineup:

Flavio Falsone – Voce
Massimiliano Maggi – Chitarra
Leonardo Olasio – Chitarra
Marco Di Ianni – Basso
Enrico Bagnato – Batteria

Whisperz setlist:

“The Cage”
“Malicious Intent”
“Underdog’s Revenge”
“Mr. Nothing”
“Bloody Eyes”

Soul Of Steel
Luci e ombre ma anche introspezione e melodia sono i tratti che vanno a caratterizzare la proposta dei Soul Of Steel. La loro musica è un po’ meno pesante dei loro predecessori, ma comunque valida e degna di essere ascoltata. Una intro, “Dracarys”, molto epica dà l’avvio a sontuose sonorità heavy/power/prog all’italiana con degli ottimi cambi di tempo, e con Gianni che ha narrato ottimamente le liriche di “Oblivion”, e già da quì si può apprezzare la lezione impartita da una band in particolare come i DGM. Il viaggio power/prog melodic continua con “Sailing To My Fate”, anche se su basi pre-registrate, un bel tappeto di tastiere consente alla band di giocare con luci e musica che lasciano nell’aria una scia di emozioni e atmosfere progressive e altalenanti, il drumming di Lorenzo grazie alla sua estrema perizia tecnica dona precisione e qualità metalliche al brano. Il cammino prosegue con “Journey To Infinity” dove troviamo suoni che confinano con penisole nordiche (c’è anche un certo richiamo ai Nightwish secondo me), ma questo mare di acqua e note non si arresta così da scaldarsi durante il percorso. Insomma non perdono un colpo, e in tutto questo Salvatore fa un assolo di chitarra veramente pregevole fino poi ad intrecciarsi con Nicolas (anche lui veramente molto valido tecnicamente) e convergere in un finale di brano veramente pregevole. Applausi anche per loro. Qui il pubblico fa pochissimo headbanging, occhi e menti sono stati catturati dalla espressività sonora dei Soul Of Steel. La band ci va a salutare con due canzoni veramente ottime, “Margin Of Life e Blessing In Disguise” in cui le coordinate un po’ più metalliche a tinte power la fanno padroni; due pezzi che sono due ottimi up tempo granitici dove Lorenzo ai tamburi e Alessandro alle corde scure dettano un percorso ritmicamente forte e deciso. Gianni anche qui ha risposto colpo su colpo ai diversi cambi ritmici e alle parti strumentali, dove in questo caso (secondo me) si sentono anche echi di Stratovarius anni 90, riuscendo a narrare a dovere le liriche della band. Band che non si è fatta ostacolare neanche dai piccoli imprevisti da palco (corda rotta alla chitarra di Salvatore) mettendo tutte le tessere del loro mosaico al posto giusto per vedersi giustamente tributare gli applausi veramente meritati. Soul Of Steel promossi a pieni voti e con l’augurio di vederli spesso on stage!


Suol Of Steel lineup:

Gianni Valente – Voce
Salvatore Destratis – Chitarra
Nicolas Coppola – Chitarra
Alessandro Saracino – Basso
Lorenzo Chiafele – Batteria

Soul Of Steel setlist :

“Dracarys” (intro)
“Oblivion”
“Brothers In Arms”
“Sailing To My Fate”
“Journey To Infinity”
“Blessing In Disguise”
“Margin Of Life”

Domine

Il Metalforce Festival, entra ancora più nel vivo della sua rassegna musicale, dove coerenza, fierezza, tenacia e soprattutto purezza, si riassumono in un solo ed unico monicker che risponde al nome di Domine. Gli aggettivi per definire la bellezza di questa band sono un’infinità e allora che si spalanchino i padiglioni auricolari in modo da poter acogliere ogni loro nota. La premessa (vista la loro scaletta) è quella di rendere il giusto omaggio a Dragonlord – Tales Of The Noble Steel che compie la bellezza di 20 anni. E noi facciamo tanti auguri a questo super disco. Cominciano così a volare le prime folgori infuocate, “Anthem – A Declaration Of War e Thunderstorm” si abbattono senza remore sugli estasiati presenti che cantano anche le note strumentali; in primis, neanche a dirlo, attore e narratore assoluto uno splendido Morby, il suo cammino va di pari passo con la superba sei corde di Enrico ed il costante e prepotente tambureggiamento di Stefano, il sound così ne risulta tenace e puro come sempre. Sempre da Dragonlord viene eseguita “The Ship Of The Lost Souls” dove una chitarra arpeggiata introduce atmosfere più cupe e ci ricorda che “siamo noi che abbiamo deciso di navigare su questa perduta nave”. Arriviamo ad una sezione strumentale veramente lodevole ed emozionante con la voce narrante sempre molto evocativa. Gli arpeggi cristallini e pieni di colori illuminano la strada che avanza con “The Battle For The Great Silver Sword”, questa canzone nella sua lunghezza (13 minuti passati in un battito di ciglia) , tipica delle suite, ci mostra anche il suo lato metallico e cadenzato, e noi siamo pronti a morire per Excalibur. Il tasso di epicità si alza, il pubblico risponde ai cori di “Dragonlord” (traccia omonima del disco), che Morby ,con grande padronanza tecnica, spara a livelli stratosferici; ne risulta così una bomba sonora spettacolare dove i musicisti sfoderano tutta la loro compattezza e bravura. Una cavalcata furiosa che prende il nome di “Defenders”, si abbatte on stage; a metà brano troviamo un break strumentale dove le tastiere di Riccardo Iacono si intrecciano con la chitarra di Enrico, ma sono Riccardo Paoli e Stefano sugli scudi, si perchè la loro sezione ritmica non si è mai fermata un secondo, è stata sempre presente e mai doma, anche perchè loro sono i soldati di ferro custodi della fiamma. Ma non finisce quì, perchè in questa ampia sezione tutta dedicata a Dragonlord – Tales Of The Noble Steel sono presenti degli intermezzi in cui stati eseguiti altri tre brani presi dalla loro produzione discografica. Anche quì sapevamo tranquillamente cosa attenderci, ovvero musica velocissima, chitarra distorta, basso e batteria massicci, cori sempre evocativi, metal, tastiere ed epicità a palate, e tutto ciò ci cattura portandoci per un attimo via lontano sul campo di battaglia. Il disco da cui vengono cantati i prossimi due estratti è “Stormbringer Ruler – The Legend Of The Power Supreme”. Anche quì di Morby si rende ancora protagonista, infatti in “The Hurricane Master” cattura occhi e orecchie mettendo nella sua performance canora ogni stilla di energia che ha in corpo e soprattutto nella sua ugola, infatti la frase “…and justice is done…” viene cantata a ripetizione scalando le tonalità più alte a cui le sue corde vocali possono arrivare. Enrico non sta certo a guardare, perchè in “The Ride Of Valkyries” con la sua sei corde a trazione heavy omaggia a modo suo il maestro Richard Wagner. A completare e concludere la setlist di questa roboante esibizione era presente la stupenda e immensa “The Aquilonia Suite – Part. 1” (la mia preferita). Un piccolo capolavoro delle sette note, presente in “Emperor Of The Black Runes”. Un crescendo musicale pieno di enfasi, epicità e tanti cori dal sapore maestoso, l’ugola narrante è superlativa e le parti strumentali sono potentissime, convergendo così in un connubio artistico e musicale perfetto. Applausi a scena aperta, in ogni momento della performance, da parte di un pubblico coinvolto come non mai, e la band emozionata ringrazia. Posso tranquillamente affermare che tutti noi che eravamo presenti, abbiamo avuto modo di godere di quella che posso definire, senza ombra di dubbio, una grandissima e reale eccellenza italiana paragonabile ad una bottiglia di buon vino che con il tempo migliora. Quindi in alto i calici e lunga vita ai Domine!


Domine lineup:

Morby – Voce
Enrico Paoli – Chitarra
Riccardo Paoli – Basso
Riccardo Iacono – Tastiere
Stefano Bonini – Batteria

Domine setlist:

“Anthem (A Declaration Of War)”
“Thunderstorm”
“The Hurricane Master”
“The Aquilonia Suite – Part. 1”
“The Ship Of The Lost Souls”
“The Battle For The Great Silver Sword”
“Dragonlord (The Grand Master Of The Mightiest Beasts)”
“The Ride Of The Valkyries”
“Defenders”

Riot V

Tra dischi, musicassette e cd, posso dire che fino ad oggi di musica nelle mie orecchie ne è passata tanta. Così come grazie alle storiche fanzine, e ai (più recenti) siti web dedicati alla nostra musica metallica preferita, posso affermare che l’anno 1975 resta una fucina creativa non indifferente, in cui sono state forgiate indelebili pagine di storia. Proprio in quel 1975, un ragazzo di nome Mark Reale mette in piedi una band destinata a far parlare di se fino ai giorni nostri, attraverso diverse generazioni di fans. Loro sono i Riot (oggi Riot V). Le assi del palco del Traffic Live sembrano vibrare alla lunga attesa che precede quella che sarà una bellissima “rivoluzione” sonora. Attesa un po’ lunga dovuta a qualche intoppo tecnico, ma sicuramente ben ripagata; appena fanno capolino sul palco i musicisti sono già applausi e loro ci ringraziano sparandoci subito addosso le loro metalliche note. Intensità ed esaltazione sono palpabili fra la gente grazie anche ad un inizio estremamente folgorante che comincia con due brani datati 2018 “Victory” e “Armor Of Light” che ci regalano una band sempre in froma smagliante nei live, dato che riesce comunque a mantenere, anche in tempi recenti, standard compositivi molto elevati. La scorreria sonora va subito a folle velocità, pescando anche altri brani recenti tipo “Bring The Hammer Down”, ma in questa prima tornata di canzoni il brano che ha infiammato le ugole di chi come me era sotto palco è stata “Flight Of The Warrior” che ci ha portato indietro nel tempo. Todd Michael Hall detta legge con delle corde vocali fatte di acciaio, una padronanza tecnica e scenica che cattura gli occhi e (soprattutto) le orecchie di tutti, gli altri ragazzacci della band non battono ciglio e lo assecondano in ogni maniera e si divertono insieme a noi, e lo fanno sempre con il sorriso stampato in viso e Don Van Stavern, per sorridere ancora meglio, si aiuta anche con la sua immancabile bottiglia di vodka. Tempi recenti sono suonati in “Fall From The Sky” ma poi si torna ancora indietro negli anni 80 con “Bloodstreets” ma le sorprese (almeno per me) più belle sono state “Johnny’s Back” e la stupenda “49er”, unico estratto dal disco “Narita” del 1979. Dagli strumenti dei Riot V trasuda heavy metal tiratissimo e bollente che resiste negli anni e al passare delle mode, Todd canta con tutta la passione che ha dentro risultando incandescente come lava. Parlando delle chitarre, ogni assolo alle sei corde è semplicemente favoloso, Mike e Nick danno prova della loro bravura nonostante i bpm del metronomo corrano veloci; Frank non vuole essere da meno dei suoi compari e martella i tamburi a più non posso, drumming reso ancora più corposo dalle note scure e basse del buon Don. Si va ancora avanti. Sì perchè la scaletta che ci viene proposta, oltre che creare estrema goduria, è veramente ricca di brani. A parte una ottantiana e magistrale “Altar Of The King”, questa parte della performance vede ben due pezzi datati 2018 dal loro ultimo disco Armor Of Light, quali “Heart Of A Lion” e “Angels”, “Devil’s Reign”, e devo dire che è stato bello ascoltare come due canzone che sono state scritte negli ultimi anni riescano a non sentire lo scorrere dei tempi senza risultare anacronistiche. Dagli anni 90 invece abbiamo una “Magic Maker” che, a giudicare da come veniva cantata dai presenti, ha reso proseliti e felici tutti quanti. E mentre siamo ancora lì, a godere, estasiati la prestazione maiuscola di una band mai doma che ha fatto tremare il locale fino nelle fondamenta, quasi non ci accorgiamo che i nostri eroi sono giunti al termine della loro folle corsa metallica. Come abbiamo visto, anzi sentito, le corde vocali di super Todd non conoscono ostacoli di nessun genere, tanto che nell’infuocato e meraviglioso trittico finale composto da “Sword And Tequila”, “Warrior” e “Thundersteel” da il meglio di sè non solo dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto nel saper interpretare, come meglio non poteva fare, brani storici senza snaturarli minimamente, ottenendo così un risultato superlativo. Cala infine il sipario su di una performance che può essere definita con mille aggettivi diversi e ovviamente super positivi; sì perchè i Riot V oltre ad essere stati impressionanti come impatto artistico,tecnico e scenico, con la massima naturalezza che li contraddistingue, hanno fatto centro ancora una volta nei cuori e nelle anime di tutti noi, cosa che solo i grandi sanno fare. Personalmente mi sarebbe piaciuto ascoltare più brani dal disco capolavoro con cui li ho conosciuti, che risponde al nome di Fire Down Under edito nel 1981, ma alla luce di quanto ascoltato stasera posso comunque ritenermi pienamente soddisfatto, tanto in futuro (anche prossimo) possono sempre tornare a Roma per accontentarmi e per accontentarci. Se vogliono qui siamo pronti già da ora!


Riot V lineup:

Todd Michael Hall – VoceMike Flyntz – Chitarra
Nick Lee – Chitarra
Don Van Stavern – Basso
Frank Gilchriest – Batteria

Riot V setlist:

“Victory / Armor Of Light”
“Flight Of The Warrior”
“Bring The Hammer Down”
“On Your Knees”
“Metal Soldiers”
“Fall From The Sky”
“49er”
“Destiny”
“Johnny’s Back”
“Storming The Gates Of Hell”
“Bloodstreets”
“Take Me Back”
“Altar Of The King”
“Angel’s Thunder, Devil’s Reign”
“Magic Maker”
“Heart Of A Lion”
“Swords And Tequila”
“Warrior”
“Thundersteel”

I ringraziamenti di rito, come sempre ci sono e vanno fatti a tutti. Grazie alla ERocks Production e alla Apocalypse Extreme Agency ancora una volta per avere consentito la presenza oltre che degli artisti, anche quella di VeroRock.it sotto il palco per documentare una delle più belle serate dell’anno. Grazie anche a Traffic Live per avere ospitato questa bella manifestazione nella capitale, che sia l’inizio di una lunga serie di bei festival metallici. E mentre aspettiamo il futuro con trepidante attesa: stay rock ma soprattutto…stay metal!

Fonte: Report: Rocco Faruolo – Foto: Stefano Panaro (Metalforce)

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