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Live Report

SOUTH OF HEAVEN FEST, Roma, 26/07/19 – Black Doom Friday!

A discapito delle torride temperature estive, che indurrebbero chiunque a trascorrere intere serate accanto ad un ventilatore magari in riva al mare con un drink in mano, la serata in programma Venerdì 26 Luglio scorso presso l’accogliente Teatro Lo Spazio nel cuore della Capitale si è rivelato un “oscuro e tenebroso” toccasana per i tantissimi impavidi metalhead appassionati delle sonorità più primordiali, dal psychedelic doom all’heavy rock d’annata, così come per gli ascoltatori più avvezzi a sonorità stoner oriented più moderne: insomma questo imperdibile evento, targato Morrigan Promotion, Etrurian Legion Promotion e Kamelia Production, si è rivelato, sempre a parere di chi vi scrive, un buon successo per quanto riguarda la partecipazione sia da parte del pubblico romano, notoriamente pigro e poco incline ai festival con diverse band, sia da parte di tutti gli otto gruppi (gli Hurz e i Gorilla Pulp non potranno esibirsi per motivi differenti – n. d. r.), nessuno escluso, che hanno degnamente onorato questa prima manifestazione, che tutti noi speriamo possa avere un seguito. Ma quale arcana ragione può spingere una così folta schiera di appassionati a partecipare così in massa ad una kermesse di tale portata? La risposta sta nell’altisonante moniker della band headliner, ovvero gli storici Coven della bella e sinistra Jinx Dawson, la sensuale strega bionda che guida la band statunitense sin dalle origini (ovvero dal seminale capolavoro ‘Witchcraft Destroys Minds and Reaps Souls’ del 1969 – n. d. r.), pronta a regalarci la magia della loro musica oscura, seminale per tantissime band che hanno riscosso ben più successo di loro nel corso dei decenni. Il combo americano è sbarcato così nella nostra amata penisola per un minitour di ben tre date (al Circus di Scandicci il 25, a Roma il 26 e per conlcudere all’Obscura Doom Fest di Parma Sabato 27 – n. d. r.), supportati da un’altra giovane ma validissima band proveniente dalla lontana Danimarca, i Demon Head, pronti dunque ad ammaliarci e a rapirci con le loro sonorità da brividi! Non ci resta dunque che augurarvi una buona lettura del resoconto della data capitolina!

Ghost Of A Cosmonaut
Sono da poco passate le 18.00 ed ecco calcare le assi del palco il combo di apertura che apre ufficialmente le danze di questo attesissimo South Of Heaven Fest: il power trio a cui tocca questo arduo compito rompe il ghiaccio sulle note di “Clouds in Summer”, buona opener che ci riserva un’inizio in pieno doom/stoner cadenzato, con linee aggressive alternate ad inserti piu’ meditativi quasi onirici, che fanno da stacco a riff monolitici e luciferini! Giulio Marini (voce e chitarra, ex Doomraiser) sprigiona la sua ugola graffiata che sembra condurci su altri pianeti oscuri grazie anche all’uso di effetti spaziali di chitarra sugli assoli come su “Laika” o sulla successiva “Shiamanic Desert Blues”. Il rimando stilistico e’ quello dei nomi storici del genere psych-doom ma pur sempre con una loro vena creativa personale: ottima infatti la prova di Francesco Giulianelli (basso) che si rivela un’assoluta garanzia in sede live, così come il talentuoso giovane Tommaso Adriani (batteria)! I nostri ci salutano, al termine di un breve ma intenso set, con “Graves”, un brano tirato che alterna inserti di doppia cassa a passaggi piu’ mid-tempo: buona la prima!

Ghost Of A Cosmonaut lineup:

Giulio Marini – chitarra e voce
Francesco Giulianelli – basso e backing vocals
Tommaso Adriani – batteria

Ghost Of A Cosmonaut setlist:

“Clouds in Summer”
“Laika”
“Shiamanic Desert Blues”
“Graves”

Ars Onirica
Era il lontano 2003, quando vide la luce per la prima volta questo progetto. Nel 2018, dopo anni di silenzio tornano, come one man band, grazie ad Alessandro Sforza (voce e chitarra), ed oggi 2019 sono contento di stringere fra le mani il loro primo disco “I_Cold” e di poterne ascoltare i brani in sede live questa sera. Si perchè gli Ars Onirica sono presenti nel bill del South Of Heaven Fest! Con “In Gloom” si parte forte, e subito veniamo catapultati in atmosfere rarefatte, che ci accompagnano verso le oscurità più profonde dell’anima, dove il peso del mondo si fa forte; un impatto veramente massiccio ed emozionale, dove la voce di Alessandro è il degno Caronte per questo viaggio sonoro nel buio. Il viaggio prosegue nel mare dove “La Nave” solca un oceano tumultuoso e le onde travolgono ogni emozione: un pezzo lungo e articolato ma sempre godibile nell’alternarsi di luci ed ombre; gocce di melodia nell’assolo centrale a spazzare la tempesta, prima della parte finale che in un bellissimo crescendo trova la luce verso l’orizzonte. Si arriva alla fine della set list con “The Loss”, dove la musica sembra rallentare il tempo che scorre, le note sono quelle di un doom malinconico e profondo che ci catapulta in un quadro onirico dai tratti intensi e profondi. Che dire? Un plauso veramente meritato a questa band che con la sua musica esprime un depressive black/doom atmosferico dai colori diafani ma intensi. Complimenti anche a Marco, Valerio e Flavio che in sede live accompagnano Alessandro in questo viaggio!

Ars Onirica lineup:

Alessandro Sforza – voce/chitarra
Marco Spiridigliozzi – chitarra (live)
Valerio Lippera – basso (live)
Flavio Castagnoli – batteria (live)

Ars Onirica setlist:

“In Gloom”
“La Nave”
“The Loss”

Hemp
A causa di un inaspettato ritardo sulla timeline, che ha visto dunque la scelta condivisa con l’organizzatore da parte degli Hurz di non esibirsi all’ultimo minuto, tocca così alla giovane band di Ferrara, capitanata dal lungo crinito Danny Schiavina (voce), condurci in questo magico e oscuro viaggio sonoro! Dediti ad un heavy/doom debitore di nomi storici del calibro dei Saint Vitus Black Sabbath, i nostri ci deliziano sin dall’iniziale “Obey The Riff”, proseguendo poi spediti su “The Eye” “Who Should You Be?” dove Tiziano Albieri (chitarra) sfodera dei riff luciferini, a supporto di un cantato che ricorda in alcuni punti addirittura Ian Astbury dei Cult soprattutto nei brani piu’ ottantiani. “’Till ‘A The Seas” è caratterizzata da un basso detonante, che ricorda molto alcune composizioni dei misconosciuti Weedian, e riff vintage ma suonati con grande classe: una sezione ritmica devastante, con il drumming di Emanuele Revello (batteria) che alterna parti piu’ sincopate ad altre piu’ tirate, coadiuvato dal preciso Giacomo Lunardi (basso)! Tematiche esoteriche suonate con buona personalita’, come su “Feed The Light”, molto settantiana nella sua composizione, ricordando per il riff addirittura “Purple Haze” di Jimi Hendrix“Elsewhere”, brano conclusivo del loro set, è caratterizzata da arrangiamenti strumentali di basso e chitarra all’unisono veramente pregevoli pur essendo debitori a riferimenti sabbathiani. Nel complesso certamente una prova convincente che ci consente di conoscere e apprezzare anche in terra capitolina una giovane ed interessante realta’ underground: Sabba Cadabra!

Hemp lineup:

Emanuele Revello – batteria
Giacomo Lunardi – basso
Albieri Tiziano – chitarra
Danny Schiavina – voce

Hemp setlist:

“Obey The Riff”
“The Eye”
“Who Should You Be?”
“’Till ‘A The Seas”
“Feed The Light”
“Elsewhere”

The Ossuary
Arriviamo cosi ad una delle band piu’ attese della serata, composta da musicisti di grande spessore tecnico ed esecutivo: i ragazzi provenienti da Bari e provincia si dimostrano all’altezza delle aspettative, facendoci letteralmente ballare a suon di uno stoner/hard rock di classe, molto ben suonato e dalle composizioni variegate e mai scontate. I brani proposti quest’oggi sono tutti tratti dai loro due full lenght editi sul mercato (‘Post Modern Blues’ del 2017 e l’ultimo gioiellino ‘Southern Funeral’ uscito solo pochi mesi fa – n. d. r.). L’apertura affidata a “Black Curse” e “Blood On the Hill” è una delizia per i nostri padiglioni auricolari, grazie ad un ruggente Stefano Fiore (voce) la cui performance, nonostante alcuni comprensibili cali, si dimostra molto apprezzata; il lavoro alle asce da parte di Domenico Mele (chitarra) è fondamentale per il loro suono asciutto ed impattante, come su “Walk in The Sepulchral Haze” o la sinistra “Belphegor”. Il loro muro sonoro e’ infarcito anche dall’uso di alcune parti pre-registrate di tastiera che rendono comunque ben riuscita la loro performance, tra le migliori certamente quest’oggi! Riff dilanianti e sanguigni di chitarra, con un sound forse piu’ diretto e impattante delle altre band che li hanno preceduti. Ottima prova dietro le pelli del debordante Max Marzocca (batteria), leader maximo del combo pugliese, mentre il barbuto Dario DeFalco (basso) martella incessantemente il suo strumento su altri due brani interessanti come “Eternal Pyre” e “The Great Beyond”! La prova canora risulta anch’essa ben amalgamata al suono energico del combo, il quale riceve tantissimi applausi meritate sulle note della conclusiva “Post Mortem Blues”, altro cavallo di battaglia del loro repertorio live: hard doom di classe!

The Ossuary lineup:

Stefano Fiore – voce
Domenico Mele – chitarra
Dario DeFalco – basso
Max Marzocca – batteria

The Ossuary setlist:

“Black Curse”
“Blood On the Hill”
“Walk in The Sepulchral Haze”
“Belphegor”
“Eternal Pyre”
“The Great Beyond”
“Post Mortem Blues”

Misantropus
Il caldo ormai è a livelli altissimi, ma si prosegue, quindi altro giro, altra corsa. È il momento di un’altra band che si può definire storica e di culto: loro sono i Misantropus, attivi da circa 20 anni e con diversi fulllength alle spalle! La creatura nata dalle menti di Alessio e Vincenzo Sanniti sta per salire sul palco di questa manifestazione con tutta la sua carica doom. Si attaccano gli strumenti e via, niente sperimentazione, nessuna novità sonora ma soltanto tanta coerenza in quello che fanno e propongono. Il pubblico applaude, osserva e ascolta come ipnotizzato; quello che si palesa alle nostre orecchie è semplicemente doom, dagli stilemi classici dove si sente l’ispirazione da parte di Black Sabbath, Saint Vitus e simili: la band non è votata alle parole infatti la loro proposta musicale è interamente strumentale. Alessio macina riff su riff, elaborando così un efficace muro sonoro; le atmosfere, per lo più, cupe e torbide vengono sporcate di tanto in tanto da qualche passaggio melodico infarcito lontanamente da polveri psichedeliche, mentre le variazioni ritmiche sono poche e ben definite da cui traspare una fievole luce. Dopo averci regalato le varie “Sun”, “Wind” e “The Deluge”, si continua sempre all’insegna di quanto di più classico e old school possa esserci: le note che vengono suonate sono sempre fredde e oscure, e vista la serata, anche misticamente esoteriche. Ormai il vortice musicale nel quale ci hanno catapultato ci ha fatto prigionieri e noi non possiamo fare altro che applaudire ad una prestazione veramente notevole culminate con l’esecuzione della conclusiva “Moon. Devo ammettere che ho assistito ad una prestazione alquanto insolita, poiché prima di questa sera, personalmente, non avevo mai visto live un’esibizione doom totalmente strumentale, e posso affermare che ne sono rimasto colpito in positivo: una prestazione dove le novità non sono di casa ma a noi ci piace così, ci piace per quella forte coerenza e devozione ad un genere che resiste ai cambiamenti che avvengono nel tempo! In conclusione posso dire che quando si parla di misantropia, si va alla ricerca di un po’ di solitudine, e questa sera i Misantropus hanno catturato le nostre menti e le nostre sensazioni per stare tutti insieme un po’ in disparte. Bravi!

Misantropus lineup:

Alessio Sanniti – chitarra
Vincenzo Sanniti – basso
Massimiliano Bergo – batteria

Misantropus setlist:

“Sun”
“The Deluge”
“Wind”
“Mystification”
“Whitch Cult”
“Moon”

Circle Of Witches
Una oscura litania ci avvolge, è “Cult Of Baphomet”, e i quattro chierici salernitani fanno la loro apparizione sul palco: dopo aver consacrato i presenti, il pubblico romano viene chiamato a gran voce e inizia lo show! A tutta velocità l’heavy stoner/doom dei Circle of Witches ci arriva addosso, Mario è in formissima e la sua voce epica e maestosa non perde un colpo dall’inizio alla fine, il riffing delle due asce rende evocativa la loro proposta musicale che ci si stampa in testa e ci fa scapocciare, mentre le botte al petto ci arrivano dalle corde basse di Tony e da Joey che pesta duro sulle pelli. Un impatto scenico molto bello, anche grazie ai costumi e alla scenografia che fa loro da sostegno a corredo di una notevole perizia tecnica, espressa attraverso i loro strumenti e che dona al pubblico una compattezza sonora unica. In tutto ciò ci siamo già gustati “Tongue Of Misery”, “The Black House” e “The Oracle”. Non male come inizio, ma non c’è tempo da perdere e si prosegue velocemente con “First Born Sinner” e l’epica “Spartacus”, due pezzi bollenti e rocciosi come non mai, che ci arrivano addosso come macigni; si riducono per un attimo i giri del motore e un intermezzo gregoriano, “Deus Vult”, fa piombare il silenzio fra i presenti, come fossero ipnotizzati. Ma dura poco anche perchè …”raise your fist/clench your teeth”…e si materializza “Death To Inquisitor” che con il suo incedere stoner/metallico ci spettina a dovere, e ovviamente sono applausi meritati. La fine è vicina, ma non prima di avere tributato un loro personale omaggio ad un personaggio storico, controverso e scottante come “Giordano Bruno”: una cavalcata metallica diretta ed evocativa che splende di luce propria dove il fuoco non è un requiem ma solo la forza delle parole. Si conclude il tutto senza paura delle streghe, “You Belong To Witches” altra sontuosa quanto suggestiva cavalcata in stile Circle Of Witches: assoli di stampo heavy, riffing quadrato e pesante, una sezione ritmica pressochè perfetta e la giusta dose melodica ad arricchire il tutto, ci hanno fatto apprezzare una band che in sede live ha dato prova della sua grande perizia e della validità del loro ultimo disco ‘Natural Born Sinners’ su cui si è basata la loro esibizione: avanti così!

Circle Of Witches lineup:

Mario “HELL” Bove – voce e chitarra
Joe “WISE MAN” Dardano – chitarra
Tony “FARAWAY” Farabella – basso e cori
Joey “HELMET” Coppola – batteria

Circle Of Witches setlist:

“Cult Of Baphomet” (Intro)
“Tongue Of Misery”
“The Black House”
“The Oracle”
“First Born Sinner”
“Spartacus (Prophecy Of Riot)”
“Deus Vult”
“Death To inquisitor”
“Giordano Bruno”
“You Belong To Witches”

Demon Head
Nel lontano, ma neanche tanto, 2012 in quel di Copenaghen cinque ragazzi hanno dato vita a questa band: le loro preferenze si rispecchiano in un suono vintage e datato e questo fa sì che la loro identità musicale prende forma. Nonostante si parli di una genesi avvenuta solo sette anni fa, questi ragazzi vantano una serie di date live veramente notevole, e questa sera sono qui per noi a suonare a ridosso dei leggendari e primordiali Coven! Anche qui la matrice doom è presente, ma la parola d’ordine da usare in questo contesto, secondo me, è sperimentazione. Sì perché mentre partono le prime note di “Rumors” possiamo già apprezzare un’atmosfera eterea e delicata, ma al tempo stesso misteriosa; il nordico freddo si sente nelle loro note, ma si sente al tempo stesso un sound heavy classico dove venature oscure fanno la loro comparsa insieme ad echi direttamente dagli anni ‘70. La voce di M. F. L. è semplicemente limpida, e con maestria sa alternare momenti scuri a momenti teatrali, I suoni sono letteralmente top in quanto curatissimi nei minimi dettagli e con una strumentazione che comprende oltre ad una 12 corde acustica, anche (se non erro) un synth e una tastiera: infatti le atmosfere che pervadono il pubblico sono vive e cangianti, come su “The Night Is Yours” e “In The Hour Of The Wolf”, che esprimono in pieno le intenzioni dei musicisti danesi. Gli stilemi del doom ci sono, e andando avanti con “Gallows Omen” “Mercury And Sulphur” si sente quell’incedere caratteristico del genere anche se non ne prende la tipicità al cento per cento: infatti la vena oscura è alleviata da melodie ed emozioni dissonanti ma molto notturne, che conferiscono al sound un’identità nettamente distinguibile dalle altre. E il pubblico? Il pubblico apprezza e tributa i giusti applausi: anche qui, tanto cuore dietro le pelli, grazie all’ottimo lavoro svolto da J. W. che permea con il suo drumming un sound dove sperimentazione, classicismo e mid tempo sfociano in una musicalità molto intensa e coesa! Il doom è un genere musicale di per se molto oscuro, ma ora sul palco entrano ben due chitarre acustiche, e a modo loro accendono una piccola luce di speranza, quasi che la natura con le sue atmosfere aiuti le nebbie a svegliarsi e a diradarsi dai meandri dei nostri pensieri più intimi, che sono stati catturati dalla bellissima “Labyrinth”. C’è tempo per un ultima frustata, “Untune The Sky”, che ci arriva dritta sulla schiena come a volerci portare di nuovo sulla strada principale, una via malinconica, oscura e a tratti grottesca. Prima della fine ci godiamo lo stage diving fatto da M. F. L., che per un attimo lascia il microfono e si getta letteralmente fra le braccia sicure del pubblico. Complimenti ai Demon Head, perché, oltre alla presenza scenica importante, hanno esternato con tutto il loro cuore e modo di essere la loro proposta in maniera tale da accontentare anche chi tra il pubblico fosse più old school, trasmettendo emozioni e malinconia attraverso i colori della natura!

Demon Head lineup:

M. F. L. – voce
T. G. N. – chitarra
B. G. N. – chitarra
M. S. F. – basso
J. W. – batteria

Demon Head setlist:

“Rumors” (intro)
“The Night Is Yours”
“In The Hour Of The Wolf”
“Gallows Omen”
“Mercury And Sulphur”
“Labyrinth”
“Untune The Sky”

Coven
Arriviamo così finalmente, dopo esserci rifocillati non solo di cibo e birra ma anche di tante e variegate band che hanno colorato di nero questo pomeriggio estivo, al momento tanto atteso dai numerosi presenti che adesso hanno letteralmente invaso il teatro Lo Spazio: stanno per entrare in scena i “padrini” dell’occult doom rock/metal, attivi sin dalla fine degli anni ’60 e pionieri di un genere che ha avuto le sue alterne fortune nella decade successiva. Del nucleo originario è rimasta ovviamente solo la stupenda Jinx Dawson (voce), bellissima e in forma smagliante sia a livello fisico che canoro, oscura sacerdotessa che porta ancora avanti il progetto iniziato ormai ben cinquant’anni fa assieme ai suoi leggendari compagni Steve Ross Oz Osbourne, con cui ha appunto fondato la band. Insomma siamo tutti pronti a gustarci questo autentico e oscuro spettacolo visivo e sonoro, ripercorrendo la carriera di questo gruppo seminale, con molti brani estratti dal loro indiscusso capolavoro ‘Witchcraft Destroys Minds and Reaps Souls’ (1969): si affievoliscono le luci e, al termine di una lunga intro sinistra, fanno il loro ingresso in scena Jinx con i suoi nuovi giovani adepti: la nostra sacerdotessa esce da una bara, tutta vestita di nera e con una maschera sensuale ma allo stesso tempo mortifera: “Out Of Luck” ma soprattutto l’attesissima “Black Sabbath” sono delle vere e proprie litanie oscure che i nostri ci sciorinano mentre sul palco la scenografia allestita è a dir poco apprezzabile, con tanto di teschi e candele, mentre sullo schermo scorrono immagini storiche di repertorio! Il riccioluto Chris Wild (chitarra) si rivela sin dale prime battute un giovane virgulto adatto a ricoprire l’importante ruolo, sfornando riff catartici e monolitici, mentre svetta incontrastata la squillante e a volte sussurrata voce della sua più attempata guida spirituale! Come dicevamo poc’anzi, questa sera è un vero e proprio rito iniziatico per qualsiasi presente, essendo la prima volta in assoluto che questa storica band viene a farci visita, ed è un piacere gustare e notare l’apprezzamento di molti attempati fan durante le esecuzioni di pezzi come “Coven In Charing Cross” o “White Witch Of Rosehall”! Ancora una volta siamo letteralmente rapiti dalla sensuale Dawson con una “Wicked Woman” da capogiro, eseguita a puntino da parte di tutti i membri e in particolare da Jeffrey D. Lageveen (batteria) e dal suo compare Chris Vaughn Bird (basso), mentre il silenzioso Alex Kercheval (tastiere/effetti) dipinge sinistri e variegati “arcobaleni infernali” sui suoi tasti bianchi e neri, dosando alla perfezione le parti più sinfoniche da quelle più prettamente psichedeliche e vintage! Un salto nel presente adesso con “The Crematory” (dal recente ‘Light The Fire’ del 2016 – n. d. r.) per poi rituffarsi, per la nostra gioia, nel lontano inizio di carriera con una versione eccellente di “Choke, Thirst, Die”: intendiamoci, i giovani ragazzi che accompagnano l’attempata Jinx sono tutti ottimi musicisti, dotati di una buona capacità tecnica ed esecutiva, ovviamente forse dovrebbero cercare a mio parere di calarsi maggiormente nella parte che rivestono, cercando una maggiore amalgama soprattutto on stage, ma ovviamente hanno tempo per migliorare anche sotto questo punto di vista, con una “maestra” come la Dawson! Ritmi più cadenzati ed ipnotici sulla celebre “Black Swan”, mentre “Dignitaries Of Hell” ci fa letteralmente danzare in un mantra oscuro, conducendoci così verso l’epilogo del loro non lunghissimo ma entusiasmante set! “Epitaph” fa infatti da apripista al dittico finale composto dall’accoppiata spettrale “Dark Day in Chitown” e “Blood On The Snow”, rispettivamente dal loro secondo e terzo album in studio: veniamo così rapiti in un vortice sonoro e visivo da brividi, mentre la nostra amata sacerdotessa esce di scena assieme ai suoi giovani musicisti, prima di un saluto finale di ringraziamento verso il pubblico capitolino, rigorosamente con le loro celebri corna alzate!

Coven lineup:

Jinx Dawson – voce
Chris Wild – chitarra
Jeffrey D. Lageveen – batteria
Chris Vaughn Bird – basso
Alex Kercheval – tastiere

Coven setlist:

“Intro”
“Out Of Luck”
“Black Sabbath”
“Coven In Charing Cross”
“White Witch Of Rosehall”
“Wicked Woman”
“The Crematory”
“Choke, Thirst, Die”
“Black Swan”
“Dignitaries Of Hell”
“F.U.C.K”
“Epitaph”
“Dark Day in Chitown”
“Blood On The Snow”

Una lunga ma avvincente oscura avventura giunge così al termine, dopo averci fatto letteralmente gustare questo pomeriggio/notte all’insegna delle sonorità più acerbe e spettrali del nostro amato genere: un ringraziamento va infatti a tutte le band e a coloro che hanno supportato e contribuito alla buona riuscita complessiva di questo evento capitolino! Nonostante a volte il caldo e l’aria condizionata poco presente, il pubblico si è dimostrato partecipe e coinvolto supportando, indistintamente, tutti i tanti gruppi presenti quest’oggi! Non ci resta dunque che ringraziare come sempre gli organizzatori dell’evento, Morrigan Promotion, Etrurian Legion Promotion e Kamelia Production, come sempre innanzitutto per la cortesia e disponibilità riservateci, nonché per aver reso possibile con tanto sacrificio e sforzi la buona riuscita di uno show di tale portata! Last but not least ringraziamo la bravissima Jennifer Venuti per averci concesso la pubblicazione di alcuni suoi fantastici scatti ai Misantropus e ai Covenhorns up!

Fonte: Report: Raffaele Pontrandolfi e Rocco Faruolo – Foto: Raffaele Pontrandolfi e Jennifer Venuti

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